Il tema dell’insegnamento della lingua veneta ricorre sempre più spesso nei dibattiti: è un tema che merita certamente l’approfondimento necessario. Infatti, è importante avere un quadro di conoscenze ed informazioni adeguato alla complessità della glottodidattica in generale ed in particolare nel caso di una lingua minoritaria, per di più – nel caso veneto – di una lingua minoritaria che in Italia non è ancora riconosciuta per legge, come il veneto.
In questo articolo si proporrà un quadro sintetico degli aspetti giuridici, linguistici, metodologico-didattici e culturali che riguardano la viabilità giuridica e la fattibilità pratica oggi di percorsi di lingua veneta nelle scuole, non tanto in generale, quanto nel particolare dei singoli Progetti pilota svolti nella Secondaria di I grado (quelle che una volta si chiamavano le “Medie inferiori”), senza dimenticare alcuni cenni ai benefici del bilinguismo regionale in generale e in particolare l’auspicabilità del suo insegnamento scolastico.
Aspetti giuridici: legalmente si può insegnare la lingua veneta? Come?
Insegnare il veneto come disciplina a sé, ossia con docente di cattedra, valutazioni, scrutinio finale e “voto in pagella” attualmente non è possibile, anzitutto perché il veneto non rientra tra le lingue minoritarie autoctone riconosciute (friulano, ladino, sardo) dalla legge statale n. 482/1999. Inutile dire che lingue come il veneto o il siciliano meritano pari riconoscimento, che tuttavia non hanno, per motivazioni non linguistiche.
Per verità, a quanto risulta, le iniziative di insegnamento delle lingue invece già riconosciute non sempre si stanno comunque strutturando come una vera e propria materia. Analizziamo in primis il caso del friulano (lingua minoritaria riconosciuta) riconoscendo l’esistenza di quattro [Linee d’intervento], per verificare poi cosa è possibile fare per il veneto (lingua minoritaria non riconosciuta).
Il caso del friulano.
[Linea d’intervento 1] Nel caso del friulano, per esempio, alla luce della normativa statale (la legge 482/1999) e regionale del Friuli-Venezia Giulia (legge regionale 29/2007), l’insegnamento della lingua e della cultura friulane si svolge:
- nelle scuole primarie (“elementari”) e secondarie di I grado (“medie inferiori”);
- in maniera facoltativa (sono i genitori, all’atto di iscrizione, a scegliere il percorso);
- con un monte ore minimo di 1 ora alla settimana (almeno 30 ore annuali);
- in orario curricolare;
- inserito nel 20% delle ore di autonomia scolastica garantite dalle leggi e dai regolamenti (D.P.R. 275/1999, D.M. Miur 28/12/2005);
- tenuto da insegnanti iscritti ad un Albo regionale dei docenti abilitati all’insegnamento del friulano tra i quali la scuola può scegliere;
- in merito alla valutazione finale (il “voto in pagella”), è rimesso al singolo Istituto scolastico (legge 482/1999 art. 4, co. 2) di determinare i criteri di valutazione nell’insegnamento di friulano (es. applicare i “giudizi” come nel caso dell’IRC, insegnamento della religione cattolica, oppure utilizzare la valutazione numerica).
[Linea d’intervento 2] Sempre nel quadro dell’autonomia scolastica (D.P.R. 275/1999) ed in prospettiva di ampliamento dell’offerta formativa, ogni Istituto può prevedere singoli progetti o percorsi di qualunque natura (sia coordinandoli con la [Linea d’intervento 1], inserendoli annualmente oppure consolidandone lo svolgimento con inserimento nello PTOF (il Piano Triennale dell’Offerta Formativa) d’Istituto.
[Linea d’intervento 3] Secondo quanto previsto dalla legge regionale FVG 29/2007 che parla di insegnamento “della [lingua friulana] e nella lingua friulana” sono occasioni di insegnamento anche l’uso veicolare della lingua (metodo CLIL: es. insegnare arte o geografia in friulano).
[Linea d’intervento 4] In via di fatto, poi, come si desume anche dalla documentazione e dalle pubblicazioni scolastiche proposte e promosse dall’ARLeF (Agenzia Regionale per la Lingua Friulana) le ore di educazione civica (legge 92/2019: obbligatorie 33 ore annuali, trasversali tra le discipline e le cattedre, da incentrare sui nuclei tematici Costituzione, Patrimonio, Cittadinanza digitale) possono certamente essere utilizzate per ore di sensibilizzazione al patrimonio culturale e linguistico locale, anche in forma di percorso didattico strutturato.
Dal caso friulano al veneto: cosa si può comunque fare?
Come anticipato, non è possibile ad oggi insegnare lingua veneta come materia in sé, ossia non è possibile attuare per il veneto la [Linea d’intervento 1] così come è attuata per il friulano, ossia l’insegnamento “della lingua e nella lingua”. Rimane però aperta una possibilità da esplorare: l’autonomia scolastica garantita al singolo istituto. In altre parole, ogni istituto scolastico statale o paritario del Veneto potrebbe, in base all’autonomia scolastica del 20% del monte ore annuale (il 20% delle 30 ore settimanali obbligatorie è pari a 6 ore settimanali che in ipotesi si possono gestire in autonomia), ed individuando docenti competenti in materia, istituire un insegnamento di una nuova materia denominata ad esempio “Storia, Lingua e Cultura del Veneto”. La normativa sull’autonomia scolastica prevede peraltro che tale autonomia d’istituto si debba esplicare in armonia con gli indirizzi della legislazione regionale (D.M. Miur 28 dicembre 2005, art. 1, co. 2): tale requisito nel nostro caso sarebbe già ben soddisfatto non solo dalla legislazione regionale, bensì anche dall’intesa Regione Veneto-MIUR siglato il 16 ottobre 2018 ed attuato tramite le iniziative formative e progettuali del USR Veneto.
È invece possibile già oggi attuare appieno per la lingua veneta la [Linea d’intervento 2] ossia l’inserimento, in chiave di ampliamento dell’offerta formativa del singolo Istituto, di progetti e iniziative che vadano ad arricchire il percorso scolastico curricolare degli studenti,rimanendo però escluso l’insegnamento “nella lingua” (ossia insegnare il veneto parlando in veneto e usando materiali scritti solo in veneto), mentre rimane certo possibile l’insegnamento “della lingua” per la maturazione di conoscenze e parzialmente di competenze e abilità linguistiche tuttavia non da valutarsi in termini di obiettivi linguistici in sé, bensì solamente serventi ad altro (es. per saper produrre/leggere/interpretare un dialogo teatrale). È questa la linea d’intervento su cui attualmente si stanno svolgendo i Percorsi Linguistici Veneti di cui si parlerà infra.
La [Linea d’intervento 3] appare di possibile, pur parziale applicabilità nel caso veneto, sotto certe condizioni, ossia insegnare e valutare poi le competenze linguistiche non in sé, ma in quanto serventi all’apprendimento della materia. Essendo l’insegnamento veicolare (in metodologia CLIL: Content and Language Integrated Learning) “insegnamento nella lingua ma non formalmente della lingua” (es. insegnare geografia generale in veneto), il docente di un CLIL veneto sarebbe il docente della disciplina (es. geografia) e la valutazione non dovrebbe vagliare le conoscenze e competenze linguistiche in sé, bensì utilizzare le conoscenze e competenze linguistiche per verificare le conoscenze e competenze disciplinari, con valutazione solo sugli obiettivi di disciplina (“voto in pagella di geografia”). Tale insegnamento veicolare è in sé possibile se l’insegnamento della disciplina (geografia) non è inficiato dall’uso della diversa lingua veicolare (il veneto anziché l’italiano), tanto per l’apprendimento quanto per la valutazione. In sostanza, è viabile se i discenti sono a vario titolo venetofoni. Si potrebbe eccepire che il veneto non è una lingua riconosciuta e pertanto non può essere utilizzata a scuola: con una punta di vis polemica, risponderei che se il veneto non è riconosciuto come lingua minoritaria, allora significa che agli occhi dello Stato esso è un dialetto italiano, e pertanto tecnicamente, oggi, l’insegnante che parli veneto in classe sta parlando – secondo una legge ignorante la linguistica, tuttavia legge vigente – una varietà di italiano.
Infine, la [Linea d’Intervento 4] riguarda l’Educazione civica: dove si possono sviluppare singoli progetti che comprendono forme di “insegnamento della lingua veneta” (e non “nella lingua”) funzionali alla conoscenza, al godimento e alla sensibilizzazione in chiave di educazione al patrimonio culturale, nel nostro caso regionale e altresì locale. Peraltro, poiché l’Ed. civica ha una propria valutazione finale, nulla vieta che il voto di Ed. civica sia il voto frutto di più valutazioni di un percorso di 33 ore svolte da uno o più insegnanti in un Progetto “Storia, Lingua e Cultura del Veneto”, una educazione al patrimonio linguistico e culturale, ricadente in parte nel primo nucleo tematico (Costituzione) e soprattutto nel secondo nucleo tematico (educazione al patrimonio culturale).
Si noti in maniera aggregata per le [Linee d’intervento 2, 3, 4] che spetta al singolo docente in sede di programmazione per le singole materie/discipline affidategli stabilire argomenti, metodologie didattiche, obiettivi formativi (in termini conoscenze, competenze, abilità) e conseguenti modalità e criteri di valutazione.
Aspetti linguistici: linguisticamente cosa si insegna nei Percorsi Linguistici Veneti?
I percorsi scolastici di lingua veneta ad oggi (luglio 2023) vengono realizzati nella forma dei Percorsi Linguistici Veneti. In questo scritto pertanto si offre una sintesi dei Progetti svolti in diverse scuole Secondarie di I gr., in 4 anni scolastici (2017/2018, 2018/2019, 2021/2022, 2022/2023), coinvolgendo oltre 500 studenti, e loro docenti, in 23 classi. Gli aspetti metodologici e didattici saranno chiariti al prossimo paragrafo.
Dal punto di vista linguistico i Percorsi Linguistici Veneti rappresentano una forma di insegnamento “sulla lingua” e in parte anche “della lingua”; pertanto il percorso didattico si svolge in lingua italiana (come potrebbe svolgersi in lingua portoghese se il medesimo percorso fosse svolto nelle comunità venetofone del Brasile) anche se ovviamente vi è un continuo riferimento alle caratteristiche della lingua veneta (anche nelle microvarietà locali), preferenzialmente in modalità negoziata con i discenti (input comparativo, emersione, riscontro, verifica).
Il percorso didattico mira anzitutto ad inserire il veneto nel contesto linguistico multilingue della società europea nel presente e nel passato, offrendo altresì un necessario inquadramento del fenomeno linguistico più in generale.
In altre parole, anche al fine di comprendere meglio il fenomeno linguistico veneto, i discenti sono guidati fin dall’inizio – attraverso attività di noticing – al riconoscimento ed alla maturazione di alcuni concetti di linguistica generale (es. valori fonici di vocali e consonanti), alla individuazione di repertori della singola lingua (es. quali sono le vocali della lingua veneta?), alla comparazione dei repertori tra lingue (es. le vocali della lingua italiana, della lingua veneta e della lingua inglese sono le stesse?). Agli aspetti di fonologia si agganciano quindi quelli di ortografia.
Grafia ufficiale
A proposito di ortografia, i Percorsi Linguistici Veneti adottano la grafia ufficiale della lingua veneta (GIVM: Grafia Internazionale del Veneto Moderno), corrispondente alla grafia veneta DECA (Drio El Costumar de l’Academia), approvata nel dicembre 2017 dalla 2^ Commissione Grafia presso la Regione Veneto e pubblicata sul sito linguaveneta.net, di proprietà del Consiglio Regionale del Veneto. Tale codificazione ortografica, si chiarisce anche durante i Percorsi, ha natura descrittiva e consente la rappresentazione fedele e autonoma di tutte le varietà consonantiche della lingua veneta.
Uso dello standard
Come detto, la grafia ufficiale della lingua veneta GIVM (DECA) è in grado di adattarsi descrittivamente a qualsiasi varietà della lingua veneta. Nell’approntare i materiali di corso dei Percorsi Linguistici Veneti, la varietà adottata è il c.d. Macrostandard. Infatti, la teorizzazione DECA (Drio El Costumar de l’Academia) per la lingua veneta non riguarda solo la codifica ortografica, ma concerne anche la Teoria del Multi-Standard (MS) della lingua veneta, elaborata e presentata nel manuale universitario EuroComRom: I sete tamizi. Ła ciave par capir tute łe łengue romanse! (Mocellin, Klein, Stegmann: 2016; Università di Francoforte, Academia de ła Bona Creansa). Pertanto, la lingua veneta è standardizzata in DECA secondo il Multi-Standard (MS), che riscontra l’esistenza di un Macro-standard (Ms) basato tipologicamente sul veneto centrale (varietà qualitativamente sovramunicipale e quantitativamente maggioritaria) ed altresì di un insieme coronarico di altre varietà dotate di proprio micro-standard (ms), come il veronese, il veneziano, il feltrino, il polesano, il trevisano orientale, il basso vicentino, etc. ed altresì di varietà micro-standard sottese al medesimo territorio del Macro-standard (es. basso padovano, bassanese, vicentino, trevisano occidentale, etc.).
Pur utilizzando materiali didattici formati sul Macro-standard (Ms) della lingua veneta, in fase di negoziazione si dà normalmente riscontro delle varietà in generale e in particolare di quelle rappresentate da coloro che tra i discenti sono venetofoni.
Si badi che questo sistema non è nuovo né alla pianificazione linguistica (LPP: Language Planning and Policy) né alla glottodidattica: senza scomodare esempi preclari come il raffronto che si opera anche in contesto didattico scolastico tra l’inglese britannico, quello americano e quello australiano – non solo per pronuncia ma anche per lessico e a tratti per costruzioni – si consideri che pure le lingue minoritarie già riconosciute in Italia, le vicine ladino e friulano, vengono insegnate nello standard (ladino comune e friulano comune nelle rispettive dizioni anche legislative) ed utilizzando la relativa grafia ufficiale, pur sapendo convivere con l’esistenza – ben nota e mai negata dai linguisti – di varietà interne con le loro diversità. Di tali varietà linguistiche l’insegnante stesso deve sapere dare, sa dare e dà conto nella didattica, affinché questa abilità diventi patrimonio dei discenti: è o non è questo il ruolo di mediatore e di tutor che deve svolgere tipicamente l’insegnante? Per insegnare il ladino, ad esempio, capita che vengano utilizzate grammatiche di riferimento diverse a seconda della vallata (e dunque diversi standard nei libri di testo: si può farsene un’idea sfogliando tra le pubblicazioni dell’Istituto Ladino https://www.micura.it/la/shop/cat/19-linguistica), in particolare il ladino della Val Gardena e il ladino della Val Badia (secondo gli studi di glottometria, il ladino, parlato da 32mila persone, si dota di 5 varietà interne: è stato comunque riconosciuto come lingua nel 1999 e viene comunque insegnato a scuola). Il veneto di fronte all’insegnamento, non ha insomma difficoltà maggiori o diverse rispetto a quelle del ladino o del friulano; anzi, il veneto ne ha probabilmente molte meno potendo contare sull’esistenza già oggi e da secoli di una varietà comune (il veneto centrale), che per i linguisti costituisce l’esempio principe in Italia di koinè, cioè appunto di varietà “comune” che raggruppa circa la metà dei venetofoni.
Contenuti linguistici dei Percorsi
Essendo le conoscenze di lingua italiana considerabili come prerequisito (è in lingua italiana che si svolge il percorso, facendo riferimento alle conoscenze metalinguistiche di grammatica italiana apprese dai discenti nel primo ciclo d’istruzione), si affronta la tipologia linguistica veneta in ottica contrastiva rispetto all’italiano (peraltro ripassandone le regole in via di riflessione metalinguistica, con l’occasione).
Fonologia: repertorio fonologico veneto (vocali, consonanti, tendenze fonologiche).
Morfologia: degli articoli, dei nomi regolari, degli aggettivi, dei pronomi personali; morfologia verbale completa del veneto (tavole delle coniugazioni).
Sintassi: la frase minima affermativa; interrogativa veneta (riscontrando in veneto la medesima regola vigente in inglese, francese e tedesco, assente ed impraticabile in italiano); costruzione veneta delle frasi negative (a comparazione col francese); costruzioni verbali tipiche del veneto (obbligo, imperativo negativo, perifrastica progressiva, verbi sintagmatici: a comparazione con inglese e francese).
Si affrontano inoltre in singole lezioni, al fine di comporre già piccole frasi minime, alcune categorie di parole notevoli, tipiche dell’apprendimento di lingua straniera, ossia sostantivi (oggetti quotidiani, nomi di parenti, giorni, mesi, stagioni), aggettivi (i più frequenti qualificativi, i possessivi, i numerali), avverbi (modo, tempo, luogo). È infatti in queste categorie lessicali del quotidiano che spesso si annidano le parole più particolari di una lingua. Si pone altresì uno sguardo di recupero dei termini più specificamente veneti (es. amia vs. zia, goto vs. bicer(e), piron vs. forcheta, etc.), nonché le opportune avvertenze sui falsi amici tra italiano e veneto (es. sfadigà vs. sfaticato, garbo vs. garbo).
Si conclude, come si specificherà anche infra nel quadro metodologico, con la negoziazione, acquisizione e produzione di alcune routine comunicative situazionali (familiari, amicali, scolastiche).
Aspetti metodologici didattici dei Percorsi Linguistici Veneti: come si insegna? Con che metodologie? Ci sono già materiali? Chi insegna?
Materiali
Durante la prima lezione, ad ogni studente che partecipa al Percorso e agli insegnanti è consegnato il volumetto Percorsi Linguistici Veneti. Per la secondaria di I gr., a colori, in formato A5, che contiene tutte le lezioni del Percorso, con esercizi e attività da svolgere in classe, come compiti per casa, oppure a titolo di approfondimento personale anche dopo il termine del percorso didattico in classe. Il libro di testo Percorsi linguistici veneti. Per la secondaria di I gr. (Mocellin: 2021) è redatto in lingua italiana e si presta ad un uso sia per lezione dialogata (l’attuale percorso si svolge in almeno 5 ore) che come materiale di base per ulteriori attività nel Percorso oppure per successivi e diversi progetti. Avendo delle tavole di lessico minimo, tabelle di coniugazioni e guidando il discente a conoscere e saper riconoscere ed usare le strutture tipiche, e corrette, della grammatica della lingua veneta, il volume Percorsi Linguistici Veneti offre una base fondamentale con cui poter poi lavorare per la produzione di testi, nonché di altri materiali personalizzati. Altri materiali cartacei ed anche multimediali vengono poi utilizzati (es. video, audio, portali web).
Metodologie
Dal punto di vista metodologico, con riferimento agli aspetti linguistici di cui si è detto al paragrafo precedente – trasmessi nelle prime lezioni e a seguito dell’introduzione al livello fonologico-ortografico, si iniziano ad approntare elementi e strategie di comparazione lessicale in chiave di intercomprensione, in particolare romanza, confrontando lo stesso lemma in 5-6 lingue, anche non note (es. veneto, italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese), con attività di previsione seguendo i pattern morfo-fonologici e ortografici tipici di ogni lingua (metodo dei Sette setacci applicato al veneto; EuroComRom: I sete tamizi. Ła ciave par capir tute łe łengue romanse!, Mocellin, Klein, Stegmann: 2016).
Oltre all’intercomprensione, le ulteriori metodologie glottodidattiche applicate sono il metodo grammaticale classico ed il metodo comunicativo. Il metodo grammaticale classico viene utilizzato in maniera emersiva, dialogata e negoziata perché sempre in chiave comparativa tra lingue, in particolare quelle d’insegnamento scolastico come L1, L2, o LS, o quelle di patrimonio di singoli discenti che assumeranno il ruolo di informatori attivi di quella lingua: lingue sorelle – romanze: veneto, italiano, francese, spagnolo, portoghese – e lingue cugine – germaniche: inglese e tedesco – ). Il metodo comunicativo, invece, emerge nell’ultima parte dei Percorsi Linguistici Veneti nell’uso di minidialoghi situazionali, contestualizzati in famiglia, a scuola, oppure tra pari, mirando a consolidare le maggiori e più tipiche routine comunicative.
Si noti che in uno sguardo complessivo, si adottano metodologie d’apprendimento usate più tipicamente per la lingua madre o comunque la lingua maggioritaria (come il metodo grammaticale) in complemento a metodologie nate invece per l’apprendimento di lingue straniere (come il metodo comunicativo e l’intercomprensione). Questo blending glottodidattico tra metodologie da lingua madre e metodologie da lingua straniera può far riflettere sulla condizione tipica delle lingue di patrimonio minorizzate (e a rischio estinzione nel medio termine) come il veneto, ossia l’essere lingua atavica della comunità ed essere tuttavia in parte aliene ai più giovani della medesima comunità.
Docenza
Il docente che tiene i Percorsi Linguistici Veneti non ha attualmente un profilo regolamentato, non essendovi una classe di concorso. Tuttavia, per tenere i Percorsi Linguistici Veneti secondo il design qui prospettato, il docente di lingua veneta tipizzato dovrebbe essere in possesso di titolo di Laurea magistrale in Lettere moderne, in Filologia moderna, oppure in Linguistica, essere madrelingua veneto, conoscere e saper utilizzare la grafia ufficiale GIVM-DECA, avere competenze di didattica in intercomprensione tra le lingue europee maggiori (e dunque conoscere discretamente latino, inglese, francese, tedesco, spagnolo), avere competenze pedagogiche e comunicative oltre che una sufficiente destrezza nell’ambiente scolastico.
Il docente che ha tenuto i Percorsi Linguistici Veneti fino ad ora è correntemente docente di Lettere, con laurea magistrale in Linguistica e tesi in Glottodidattica, competente nella grafia ufficiale, con esperienza di didattica della lingua veneta ad adulti, pubblicazioni nell’ambito dell’intercomprensione romanza, madrelingua veneto e italiano, con conoscenza certificata C1+ di inglese e conoscenza a diversi livelli da intermedia a basilare di diverse lingue (latino, francese, portoghese, spagnolo, tedesco).
Organizzazione e valutazione
I Percorsi Linguistici Veneti vengono calendarizzati in orario curricolare, nelle ore di Lettere (italiano storia, geografia) e/o di LS1 (inglese). L’insegnante dell’ora rimane in classe ed assume – a seconda della cattedra – il ruolo di co-docente (in particolare in vista della valutazione), facilitatore, o anche di informatore linguistico (anche per il veneto).
Al termine del percorso didattico, è somministrato un breve test finale di (auto)valutazione – con quesiti chiusi o comunque strutturati, miranti a verificare conoscenze e competenze – che può essere corretto in classe dai pari, oppure dal docente del percorso. Il risultato del test finale può dar luogo anche a valutazione a valersi su Ed. Civica, essendo i Percorsi Linguistici Veneti anzitutto una educazione al patrimonio ed una sensibilizzazione al linguaggio, al multilinguismo e al plurilinguismo.
Il momento conclusivo del percorso didattico consiste nella consegna dell’Attestato personale di partecipazione ai Percorsi Linguistici Veneti.
Benefici: linguistici, culturali, socio-relazionali, neurolinguistici
Quanto ai benefici dell’insegnamento del veneto nelle scuole, senza ripetere assunti già ben consolidati in glottodidattica ed in neurolinguistica, mi limito a citare due articoli da cui partire per approfondire adeguatamente il tema dei benefici del bilinguismo regionale, sia in generale che con riferimento al caso veneto.
Articolo del prof. Marco Tamburelli: I vantaggi cognitivi del bilinguismo regionale
Articolo del prof. Paolo E. Balboni: Lingua locale, lingua nazionale, lingue europee: dal monolinguismo si può guarire (2007)
PER APPROFONDIRE LINGUA VENETA E INSEGNAMENTO:
Per una ricognizione più ampia delle possibilità d’insegnamento della lingua veneta si rimanda alla seguente Tesi di laurea magistrale in Scienze del Linguaggio, redatta in lingua inglese (A. Mocellin, CLIL for minority languages: resources, limits and applicability. A case study on Venetian, 2021, reperibile qui https://www.academiabonacreansa.eu/tesi-di-laurea-sulla-lingua-veneta/ Scheda Tesi n.7), relatore il prof. Graziano Serragiotto. In particolare:
- aspetti giuridici: si può insegnare la lingua veneta? (§1.5, §2.3, §2.4);
- aspetti linguistici: la lingua veneta (§2.1, §2.2);
- aspetti metodologici: CLIL in lingua veneta (§1.4, §1.5, §4);
- un sondaggio tra gli insegnanti: questionario, dati ricavati, tendenze emerse (§3).
Di sicuro interesse, al medesimo link, anche in particolare le Tesi di laurea delle Schede n. 5 (in italiano) e n. 6 (in tedesco, con in appendice un’intervista in lingua italiana).
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En sta situasion A l’è un cazin.
Rizolto el cazin, vien a mancar i dozenti.
Ła strada ła vedo łonga asè, pò mi son vecio e no farò tenpo A védar ła sołusion