“Bufera sui cartelli in friulano”? Non perché c’è il friulano, ma perché manca il veneto.

Lingua veneta anche nei cartelli stradali? Cosa succede in Friuli?
Abbiamo chiesto al nostro Direttore del dipartimento linguistico Academia de ła Łengua Veneta, prof. Alessandro Mocellin, di chiarirci i profili di questo caso.
 
S: Hanno ragione i cittadini di Pordenone a dire che i cartelli bilingue con il friulano non li rappresentano?
D: L’area di Pordenone è storicamente venetofona, cioè lì si parla lingua veneta. Peraltro, come è noto, questa osservazione è vera anche per praticamente tutta la costa adriatica del Friuli fino a Trieste compresa. È chiaro che l’aggiunta del friulano non va a migliorare la condizione linguistica delle ampie comunità venetofone ed anzi rischia di infastidire perché vedere i cartelli scritti nella propria lingua madre appare come un privilegio che ai parlanti friulano è concesso, mentre ai parlanti veneto nella stessa zona e regione è negato. Questa è la stortura.
 
S: Ma quindi, hanno ragione a lamentare che ci sia il friulano sui cartelli, ad esempio che accanto a “VENEZIA” sia scritto “VIGNESIE”, in friulano?
D: Chiariamo subito: i cittadini di Pordenone vedono una stortura e la segnalano. È giusto sì! Ma occorre anche analizzare il problema per trovare la giusta soluzione. Da un lato c’è chi è infastidito dalla presenza del friulano perché vorrebbe che ci fosse anche il veneto (e quindi vorrebbe che oltre a “Venezia” e “Vignesie” ci fosse anche “Venesia”), mentre qualcun altro magari preferirebbe, magari per ripicca, che sparisse anche il friulano. La nostra posizione come Academia de ła Bona Creansa – Academia de ła Łengua Veneta sui cartelli bilingue italiano-friulano è chiara: il problema non è quello che c’è (ossia italiano e friulano), ma quello che manca, cioè i toponimi scritti anche in veneto.
 
S: Dal bilinguismo si andrebbe al trilinguismo?
D: Se il trilinguismo è una semplice realtà di fatto in tutte le province del Friuli-Venezia Giulia, perché dare riscontro concreto anche sui cartelli di una realtà di fatto dovrebbe essere errato? Se era riduttivo e lesivo dei diritti dei friulanofoni avere solo cartelli in italiano, e quindi con il riconoscimento della lingua friulana si è provveduto a trovare una soluzione aggiungendo il friulano, rimane riduttivo e lesivo dei diritti dei venetofoni avere solo cartelli in italiano e friulano e non anche in veneto. Peraltro, se pensiamo alle zone del Friuli orientale ove è radicata la minoranza che parla sloveno, ci accorgiamo che anche lì il Friuli-Venezia Giulia è in regime di trilinguismo. Quindi si può, è giusto farlo e si fa già.
 

 
S: Pertanto si dovrebbe già domani aggiungere i toponimi scritti anche in lingua veneta nei cartelli stradali?
D: Sì, sarebbe linguisticamente e storicamente giusto, ma tecnicamente, per legge, ancora non si può. La cartellonistica stradale bilingue è uno dei benefici delle lingue minoritarie riconosciute dalla legge 482/1999 con la quale il Parlamento ha accettato l’esistenza di 12 lingue minoritarie, tra le quali il ladino, il friulano e il sardo. Mentre per il veneto – come altre lingue storiche assai meritevoli, ad esempio il siciliano, il napoletano, il piemontese – ciò non è ancora consentito dalla legge italiana. È però possibile utilizzare la lingua locale, secondo il Codice della strada, nella segnaletica stradale verticale per i segnali di indicazione con fondo marrone “per indicazioni di località o punti di interesse storico, artistico, culturale e turistico; per denominazioni geografiche, ecologiche, di ricreazione e per i campeggi”. Tuttavia, solo le lingue riconosciute dallo Stato possono avere il bilinguismo nella segnaletica stradale verticale di indicazione con fondo verde (autostrade), blu (extraurbano), bianco (urbano), che sono quelle dei cartelli di cui ci si lamenta a Pordenone (PN), ma di cui ci si potrebbe lamentare, per la mancanza del veneto scritto, anche nelle venetofone Trieste (TS), a Marano Lagunare (UD), a Grado e a Monfalcone (GO).
 
S: Quindi, che fare?
D: Quindi la protesta per i cartelli che “non ci rappresentano” dovrebbe tramutarsi in proposta “Bene che ci sia il friulano, ma deve esserci anche il veneto!” e questo richiede il riconoscimento della lingua veneta come lingua minoritaria, visto peraltro che il veneto – come anche, ad esempio, il siciliano, il napoletano, il piemontese – non ha niente da invidiare, come lingua e come letteratura, alle lingue storiche locali che sono già state riconosciute nel 1999 cioè il sardo, il ladino ed il friulano appunto.
 

E voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere sui nostri social in Facebook (@academiabonacreansa), Instagram (@academiabonacreansa), Telegram (@academialenguaveneta).
 

Staff Academia Veneta de ła Comunegasion
departimento de l’Academia de ła Bona Creansa

 

Questo articolo è stato scritto con LibreOffice nella versione in lingua veneta. Scaricalo anche tu!


POTREBBE INTERESSARTI ANCHE…
RISORSA VIDEO: come si scrive “Venezia” in lingua veneta?
Ecco il video della #MaratonaVeneta che lo spiega. Cliccaci sopra!

 

 

SCOPRI I NOSTRI PRODOTTI. CLICCACI SOPRA!

Questo elemento è stato inserito in Blog. Aggiungilo ai segnalibri.

Un pensiero su ““Bufera sui cartelli in friulano”? Non perché c’è il friulano, ma perché manca il veneto.

  1. Giovanni Pontoglio dice:

    Se per la segnaletica di cui si parla vige il Codice della strada e quindi non si può fare un granché per dar visibilità al veneto (e agli altri idiomi non inclusi nella Legge 482 del 1999), mi domando però se non esistano altri ambiti di segnaletica pubblica in cui sia possibile render più plurale il “paesaggio linguistico” delle zone venetofone (visto che si sta parlando di quelle, ma io direi anche del resto d’Italia, dato che qualche forma di plurilinguismo c’è dappertutto: anche dove non esistono o non esistono più dialetti distinguibili dall’italiano regionale abbiamo comunque presenza di lingue migranti).
    Assistiamo infatti ad una sempre più diffusa prassi di scritte bilingui italiano-inglese (dalle scuole al trasporto pubblico), benché l’inglese non rientri tra le lingue di minoranza riconosciute, né, a quanto mi risulta, ci sia alcuna legge che ne imponga appunto l’uso affiancato all’italiano. Se dunque è lecito aggiungere alla lingua maggioritaria l’inglese (idioma materno o principale, suppongo, di pochi italiani nativi e solo d’una parte non molto significativa dei “nuovi italiani”), perché non si dovrebbe poter aggiungere il veneto, che probabilmente nel nordest d’Italia ha più locutori dell’inglese nel medesimo terrotorio?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *